La Regione Lombardia ha lanciato un nuovo modello di politica industriale che mira a ripensare in modo strutturale la collaborazione tra imprese, ricerca, formazione e istituzioni. Le Zone di Innovazione e Sviluppo (ZIS) rappresentano il fulcro di questa strategia: non semplici aree geografiche, ma ecosistemi organizzati nei quali attori pubblici e privati operano secondo una pianificazione comune e con obiettivi di crescita condivisi.
L’iniziativa, presentata nel corso dell’evento regionale del 17 novembre 2025 all’interno del tour “Lombardia Protagonista – Qui Puoi”, nasce dalla volontà di superare approcci frammentati e favorire una maggiore coesione tra ambiti che, per loro natura, devono dialogare: sviluppo economico, innovazione, università, alta formazione e trasferimento tecnologico.
Un nuovo paradigma: dalle politiche settoriali agli ecosistemi integrati
Le ZIS puntano a costruire reti stabili, aggregando filiere produttive e attori della conoscenza in un unico quadro strategico di lungo periodo. L’idea è quella di valorizzare le specializzazioni territoriali, dalle manifatture avanzate ai settori high-tech, attraverso logiche simili a quelle delle “strategie di specializzazione intelligente”, oggi fondamentali nel contesto europeo. Questo approccio consente di concentrare risorse, competenze e investimenti su aree ad alto potenziale, evitando dispersioni e duplicazioni.
Come nasce una ZIS: il percorso in due fasi
Il processo di creazione delle ZIS è articolato e richiede una collaborazione concreta tra imprese, enti pubblici, università e il mondo della formazione.
Fase 1 – Manifestazione di interesse e Masterplan preliminare
Nei prossimi mesi, partenariati pubblico-privati potranno presentare un Masterplan congiunto che includa:
- la specializzazione tematica e territoriale su cui si intende puntare;
- dati economici e occupazionali del settore;
- analisi della competitività e del posizionamento;
- indicazioni su infrastrutture, laboratori, servizi e fabbisogni formativi;
- la sostenibilità economica e finanziaria del progetto;
- un Revenue Model solido (elemento decisivo nella valutazione tecnica).
Per la Fase 1, la Regione Lombardia mette a disposizione una dotazione complessiva di 1 milione di euro: ogni proposta potrà ricevere un contributo fino a 100.000 euro, a copertura del 50% delle spese di consulenza necessarie alla preparazione della candidatura. Ulteriori risorse saranno stanziate per la realizzazione degli interventi previsti dai Piani strategici della Fase 2.
Fase 2 – Negoziazione e Piano strategico definitivo
I partenariati che supereranno la valutazione preliminare entreranno in una seconda fase di negoziazione tecnica e progettuale con Regione Lombardia, finalizzata alla redazione del Piano strategico definitivo.
Per essere riconosciuto formalmente come ZIS, ciascun progetto dovrà definire:
- una governance stabile e multilivello;
- obiettivi e KPI misurabili;
- un modello di business quinquennale;
- una visione strategica di lungo periodo (orizzonti 2030-2050);
- strategie per attrarre investimenti, talenti e nuovi soggetti paganti.
Saranno istituite al massimo due ZIS per provincia, mentre per le candidature interprovinciali non esistono limiti numerici. Una sola ZIS, però, potrà essere riconosciuta a livello regionale per ciascuna specializzazione tematica.
Perché le ZIS rappresentano un cambio di passo
Secondo l’assessore Guido Guidesi, le ZIS non sono “una cosa in più”, ma il tentativo di riunire le parti di un puzzle costruito in tre anni di politiche industriali. L’obiettivo è integrare:
- ricerca e innovazione;
- formazione universitaria e tecnica;
- attrazione di investimenti e talenti;
- strumenti finanziari, credito e iniziative private;
- centri di trasferimento tecnologico e cluster.
La Regione punta così a creare strutture permanenti, capaci di intervenire nei settori strategici del manifatturiero lombardo con interventi coordinati e non più frammentati. Il modello proposto tende anche alla semplificazione, mettendo in connessione realtà che oggi operano individualmente, spesso senza piena visibilità reciproca.
L’aspettativa sul lungo periodo: impatti economici e sociali
Gli orizzonti temporali estesi (2030-2050) consentiranno di misurare non solo la capacità delle ZIS di generare valore economico, ma anche:
- l’impatto sull’occupazione qualificata;
- la qualità del lavoro e la diffusione di buone prassi;
- l’adozione di strumenti aziendali innovativi;
- la crescita della competitività territoriale.
Il modello mira, dunque, non solo allo sviluppo industriale, ma anche all’evoluzione del tessuto sociale e della cultura dell’innovazione.
Pavia: il distretto della microelettronica al centro della strategia ZIS
Per la provincia di Pavia, la ZIS rappresenta un’opportunità particolarmente rilevante. Il territorio ospita infatti uno dei distretti italiani più avanzati nel campo della microelettronica.
Con oltre 20 aziende e circa 500 ingegneri impiegati, il distretto pavese è già stato presentato dal presidente Attilio Fontana come esempio di eccellenza lombarda, in grado di attrarre investimenti e competenze altamente specializzate. La presenza della Fondazione Chips.it, centro nazionale per il design dei microchip finanziato dal Governo, rafforza ulteriormente il posizionamento del territorio nella competizione internazionale sui semiconduttori.
Le imprese locali richiedono oggi quadri intermedi e tecnici specializzati: per questo la Provincia ha avviato percorsi di formazione gratuita in collaborazione con il tessuto produttivo, dimostrando una capacità di risposta immediata ai fabbisogni emergenti.
Secondo il prorettore alla Ricerca dell’Università di Pavia, la competizione nel settore dei microchip è “fortissima” e richiede continui investimenti e un coinvolgimento strutturato degli atenei, soprattutto in termini di trasferimento tecnologico, formazione avanzata e sostegno alla ricerca industriale.
Perché questo modello interessa anche il settore dell’ingegneria sismica
Sebbene la ZIS pavese sia focalizzata sulla microelettronica, il principio alla base dell’iniziativa, cioè costruire ecosistemi territoriali con governance condivisa, è pienamente rilevante anche per il comparto della prevenzione del rischio sismico, dell’innovazione nei materiali e nei sistemi costruttivi e delle tecnologie per la sicurezza delle infrastrutture.
La logica delle ZIS valorizza elementi che sono da sempre centrali nella missione di Fondazione Eucentre:
- ricerca applicata multidisciplinare;
- collaborazione tra atenei, imprese e istituzioni;
- formazione di competenze avanzate;
- trasferimento tecnologico a supporto del sistema produttivo;
- visione strategica di lungo periodo.
L’approccio sistemico promosso dalla Regione consolida l’idea che innovazione e competitività richiedano reti stabili, programmazione e un impegno condiviso sul territorio.
Eucentre è una Fondazione di diritto privato senza scopo di lucro che persegue una missione di ricerca, formazione e erogazione di servizi nel settore dell’ingegneria sismica e, più in generale, dell’ingegneria della sicurezza
Eucentre promuove Scienza, Ricerca e Innovazione a beneficio della collettività, offrendo metodologie mirate e soluzioni concrete per prevenzione, sicurezza e resilienza. Collabora con istituzioni e imprese, diffondendo competenze orientate al vantaggio comune.
Tavole vibranti
Altri sistemi di prova
Eucentre conduce attività di ricerca su ingegneria sismica e riduzione del rischio, attraverso prove di laboratorio e analisi numeriche, per migliorare il comportamento sismico di strutture e terreni e sviluppare tecniche innovative di consolidamento antisismico.
La Fondazione promuove attività formative diversificate e di alta qualità, rivolte a contesti accademici e professionali, con programmi e iniziative costantemente aggiornati e innovativi per rispondere alle esigenze in continua evoluzione del settore e della società
Eucentre assicura una comunicazione per informare istituzioni, professionisti e cittadini sulle attività e i progetti in corso, con l’obiettivo di diffondere contenuti e conoscenze utili e accessibili a tutti. Contribuisce a promuovere una cultura della prevenzione e della resilienza, condivisa e consapevole.
